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Associazione Nazionale "Brigata Maiella"

MEDAGLIA D'ORO AL Valor Militare

Sezione SULMONA - VALLE PELIGNA

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Relazione Polacca - IL COMBATTIMENTO DI MONTECAROTTO PDF Stampa E-mail
Indice
Relazione Polacca
PREAMBOLO
ORGANIZZAZIONE E STRUTTURA
MARCIA VERSO IL FIUME CHIENTI
I COMBATTIMENTI PER L’ACCESSO AL FIUME MUSONE
IL COMBATTIMENTO SOTTO ANCONA
I COMBATTIMENTI PER I AVVICINAMENTO DEL FIUME METAURO
IL COMBATTIMENTO DI MONTECAROTTO
LA BATTAGLIA DI PESARO
Tutte le pagine

 

VI
IL COMBATTIMENTO DI MONTECAROTTO
(20-30 luglio)
La nuova linea di osservazione, immediatamente a settentrione del fiume Esino, non era del tutto comoda per la "Maiella", specialmente nella parte oc¬cidentale in quanto i tedeschi, saldamente appostati su Montecarotto, spinge¬vano forti pattuglie fino alla strada n. 76 lungo il fiume Esino, disperdendo, con azioni di fuoco, gli operai adibiti ai lavori stradali.
Al fine di assicurare tali lavori il ten. Col. Lewicki decide di occupare Mon¬tecarotto. Malgrado le scarse forze in relazione alla notevole estensione del set¬tore e alle più numerose formazioni nemiche, le operazioni della "Maiella" si erano concluse finora con successo. Esso veniva conseguito non solo per la co¬raggiosa e intelligente attività dei reparti, ma anche e soprattutto in conse¬guenza della situazione generale del fronte determinata dal graduale ripiegamento del grosso delle forze nemiche sulla linea gotica.
Avendo la "Maiella" per obiettivo l'occupazione di Montecarotto, essa fortu¬natamente viene a trovarsi il nemico in ritiro sulla riva settentrionale del fiume Misa.
Il 26 luglio la terza e la settima divisione di fanteria polacca giungono sul fiume Misa e ne occupano i settori di difesa. Il C.I.L. con parte delle sue forze (la seconda brigata) giunge a Misa il giorno 30 luglio.
Nella notte dal 25 al 26 luglio i tedeschi si ritirano da Montecarotto, che viene subito occupata e saldamente presidiata dalle forze del tenente Giovac¬chini. Il ritardo del C.I.L. determina una critica situazione per la brigata Maiella. Malgrado ciò, le formazioni partigiane tengono alcune località a nord del fiume Esino e assicurano i lavori sulla strada n. 76 mediante l'invio di un re¬parto di punta a Montecarotto.
I tedeschi, essendosi accorti che il loro ritiro da Montecarotto era prematuro per il fatto che il C.I.L. non riusciva a tenere il passo dell'avanzata, decidono di rioccupare la cittadina, posizione molto utile per le azioni di sortita e di con¬trollo sulla strada n. 76.
I tedeschi, senza dubbio, intendevano liquidare la formazione della "Maiella" che si era spinta innanzi e cominciava a procurare loro notevole disturbo. Circostanza favorevole ai tedeschi costituiva il filo fascismo della popolazione della città dimostrato non solo dal generale sentimento, ma anche dagli aiuti effettivi consistenti nel fornire utili notizie, in servizi di guida ed altre minori attività.
Il primo attacco dei tedeschi ebbe luogo nella notte dal 27 al 28 luglio. Mon¬tecarotto era allora presidiato da un reparto della "Maiella" costituito da due plotoni al comando del tenente Giovacchini: in tutto circa 100 uomini suffi¬cientemente armati di mitragliatrici leggere e fucili mitragliatori. Durante la giornata del 27 luglio il comandante della "Maiella" dispone per l'invio di no¬tevoli munizioni e bombe a mano e si reca personalmente nella cittadina mi¬nacciata. La difesa venne apprestata nella parte settentrionale della città fortificandovi alcuni grossi edifici e chiudendo così l'accesso nord della città stessa.
Il comandante della brigata si apposta con un reparto di rinforzo di circa 25 uomini nell'edificio dell'ospedale, separato dalle altre case da un vasto giardino e già abbandonato dai degenti e posto a nord-ovest della città. Gli altri accessi sono presidiati da alcuni uomini mobilitati in fretta e facenti parte del locale "Comitato di Liberazione nazionale". Tali presidi non seppero tuttavia assolvere il loro compito, avendo abbandonato i posti al primo fuoco del nemico attac¬cante. Durante la giornata del 27 luglio il nemico martellava Montecarotto con un violentissimo e intermittente uragano di fuoco di artiglieria concentrato principalmente sul limite nord della città e sugli incroci stradali.
Verso la mezzanotte i tedeschi iniziavano l'attacco, forti di un battaglione di fanteria. L’attacco era diretto prevalentemente a nord ed in parte ad ovest, lad¬dove il nemico riuscì subito a penetrare negli edifici dell'ospedale. Mediante un tranello il nemico riuscì a rendersi padrone di un ingresso laterale e successi¬vamente di quello principale, nonché di tutto il pianterreno dell'edificio in cui si trova il comandante con il suo reparto di rinforzo. Ma questo si difendeva con coraggio, così come, del resto, gli altri gruppi impegnati della B. Maiella. 1 te¬deschi potevano resistere ancora qualche tempo nel pianterreno, ma, fatti og¬getto di colpi di bombe a mano lanciate dalle finestre e dalla tromba delle scale, erano costretti a ripiegare anche per il fatto di dover combattere al buio nei la¬birinti dell'edificio a loro sconosciuto.
E così i tedeschi, che sembra contassero su un facile successo, erano costretti prima dell'alba a ritirarsi dalla città, meravigliati dalla dura resistenza opposta dai partigiani e con rilevanti perdite.
Tuttavia anche la "Maiella" ha dato il suo contributo a tale successo (27 tra caduti e feriti, per la maggior parte del reparto di rinforzo), trai quali, feriti, i due comandanti di plotone ten. Giovacchini e sergente maggiore De Ritis.
Il 28 luglio il comandante della B. Maiella invia in città un altro plotone, provvede ad una nuova dislocazione del presidio e dispone l'evacuazione dei feriti. Essendosi constatati durante la battaglia alcuni atti proditori compiuti ai danni delle formazioni della brigata da parte delle popolazioni del luogo (spari dalle finestre e informazioni fornite al nemico) il ten. Col. Lewicki ordina il ra¬strellamento della città e conseguenti retate, trattenendo quali ostaggi i sospetti di collaborazione coi tedeschi. Tale metodo si appalesa molto efficace: infatti da quel momento la popolazione non manifesta alcun segno di ostilità e resta completamente passiva per tutto il resto della battaglia di Montecarotto.
La notte del 28 luglio i tedeschi procedono ad un nuovo attacco della città. Esso è diretto contemporaneamente da tre parti, da ovest, da nord e da est. Fazione è condotta con cautela e indecisione; ha piuttosto l'aria di una forte sor¬tita ricognitiva, che però viene respinta con relativa facilità.
Il 29 luglio si nota un forte aumento del fuoco nemico di artiglieria e di mor¬tai: ciò prova che i tedeschi intendono ancora una volta occupare la città.
Fortunatamente la mattina del 28 luglio arriva al settore “Léw" il ten. Col. Czarnecki, ufficiale di collegamento, inviato dal comando del 2° Corpo, con l'incarico di rendersi edotto della situazione. Il ten. Col. Czarnecki è giunto con tre autoblindo della compagnia di protezione dello Stato Maggiore allo scopo di assicurargli l'attraversamento del settore della "Maiella" incompleta¬mente sorvegliato. Il comandante della brigata, profittando della circostanza, prega il ten. Col. Czarnecki di poter utilizzare le autoblindo a scopo dimo¬strativo: ciò che è stato concesso, facendo percorrere a detti mezzi quasi tutto il settore “Léw" tra un turbinio di polvere perfettamente notati tanto dal nemico quanto dalla popolazione.
Il ten. Col. Czarnecki, avendo constatato de visu la situazione, provoca l'in¬vio immediato, da parte del comando del 2° Corpo, di alcuni concreti aiuti consistenti in un distaccamento misto composto di uno squadrone di auto¬blindo, due plotoni di carri ai arati e un gruppo di artiglieria.
Purtroppo un violento acquazzone, caduto nelle ore pomeridiane di quel giorno, rende inutilizzabili le vie di aggiramento recentemente preparate e co¬stringe le blindo a sostare a circa dieci chilometri da Montecarotto. Solo l'arti¬glieria riesce ad avvicinarsi ad utile distanza di fuoco, che viene pienamente sfruttato dalla "Maiella".
Ma l'azione dimostrativa, nonché la colonna blindata, certamente vista dal nemico, producono l'effetto voluto: i tedeschi, che già dalle ore 18 del 29 lu¬glio cercavano di avvicinare la città, dopo aver occupato posizioni di partenza, si limitano invece ad azioni di pattugliamento. Evidentemente il nemico pa¬venta una minaccia alle vie di ritiro.
In seguito all'arresto dell'attività operativa del distaccamento misto, il co¬mandante del 2° Corpo dà ordine al C.I.L. di presidiare Montecarotto per mezzo di un battaglione di fanteria, che è arrivato nella mattinata del giorno 30 luglio dando il cambio al reparto della B. Maiella.
Il combattimento di Montecarotto è una delle più notevoli e brillanti opera¬zioni condotte dalla "Maiella".
L’operazione svolta da un reparto di partigiani relativamente debole (100-150 uomini) assicura nei giorni critici i lavori dei genieri sulla strada n. 76 su una linea di più di 20 chilometri da Jesi a Serra S. Quirico.
La costante sorveglianza sul nemico nonché le azioni ricognitive permet¬tono alla B. Maiella di occupare Montecarotto non appena se ne allontanano i tedeschi; l'aver fatto colà immediatamente affluire il grosso delle forze e la de¬cisa volontà di tenere la zona dopo conquistata consentono l'avvicinamento alle altre forze ed evitano la dispersione o la distruzione del grosso della brigata.
La riconquista di Montecarotto da parte del nemico avrebbe costretto gli altri reparti della "Maiella" a ripiegare sulla riva meridionale dell'Esino e, peggio an¬cora, un vasto settore della strada n. 76 avrebbe potuto essere raggiunto nuo¬vamente dalle fanterie nemiche, provocando ritardo nel riattamento della strada stessa tanto importante per le future operazioni dell'Ottava Armata.
Cosa difficile era il tenere Montecarotto come ne è prova il fatto che il co¬mandante del battaglione paracadutisti italiani, che aveva assunto il presidio della città in sostituzione della "Maiella" riteneva di dover chiedere già il giorno successivo congrui rinforzi al comandante del C.I.L. che vi diresse tutta la sua brigata.

La manovra su Arcevia e Piticchio
(1-5 agosto)
Il passaggio al C.I.L. della difesa di Montecarotto facilitava notevolmente l'esecuzione del compito della B. Maiella nel restante settore.I1 comandante ebbe la possibilità di ricostituire un reparto di rinforzo e di rivolgere la sua at¬tenzione su due altre direzioni minacciate: la Serra S. Quirico-Arcevia e la Val¬treara-Genga.
In dette zone il nemico conduceva operazioni notturne con pattuglie al fine di impedire la riattivazione della strada n. 76.
Il comandante della "Maiella" decide di occupare Arcevia, la cui posizione in vicinanza al nodo stradale poteva facilitare, una volta conquistata, lo sposta¬mento della Brigata dovunque si fosse manifestata una minaccia.
In base alle informazioni desunte dalla ricognizione e dalla collaborazione della popolazione del luogo, Arcevia risultava presidiata da un battaglione te¬desco, il che unitamente alla natura del terreno eccezionalmente favorevole alla difesa della città, era di notevole ostacolo per le inferiori forze della "Maiella".
Pertanto il ten. Col. Lewicki riprende la vecchia tattica: per mezzo di profonde infiltrazioni di pattuglie nel settore nemico e di agguati sulle probabili strade nemiche di pattugliamento ed anche sulle sue retrovie.
Le azioni sono necessariamente condotte di notte, dato che il nemico risulta in possesso di ottimi posti di osservazione in Arcevia e a Piticchio e dispone di forte artiglieria ostacolante ogni azione diurna. In un primo tempo, malgrado ogni sforzo del reparto della "Maiella", il nemico oppone valida difesa, sfrut¬tando la natura del terreno e la lontananza del C.I.L. Nel frattempo il ten. Col. Lewicki organizza la chiusura di alcune linee di direzione conducenti il nemico verso la strada n. 76 e servendosi largamente a tale scopo di partigiani del luogo.
Purtroppo anche in questa occasione non tutti tali gruppi si sono mostrati all'altezza del compito. Così un gruppo di partigiani di Serra S. Quirico della forza di 40 uomini, incaricato della difesa dell'unica via di accesso alla città, si ritirava dopo appena due giorni, senza darsi pensiero di tenerne informato il comandante del settore. rabbandono del posto venne fortunatamente notato a tempo opportuno e tosi il comandante della "Maiella" fu in grado di inviare colà immediatamente un plotone prelevato dal suo reparto di rinforzo.
Il giorno dopo il gruppo viene disarmato ed il suo comandante, al quale ve¬nivano fatti alcuni addebiti di natura criminale, è arrestato e posto a disposi¬zione delle autorità alleate. il 2 agosto giunge sull'ala sinistra della "Maiella" il reggimento Ulani dei Carpazi che assume, in sostituzione del H.C.R., la dire¬zione delle operazioni verso Fabriano-Sassoferrato. Da quel momento e fino al tempo dell'offensiva, la "Maiella" mantiene, per mezzo di corrieri, un continuo contatto tanto con il vicino di destra quanto con quello di sinistra.
Al fine di ridurre gli effetti dell'artiglieria nemica, il comandante della "Maiella", resosi perfettamente edotto delle sue posizioni, chiede l'intervento delle forze aeree del 20 Corpo.
Il 2 agosto, alle 4 del pomeriggio, tali forze sottopongono a bombardamento le posizioni già individuate. Con ciò viene conseguito il voluto effetto in quanto l'artiglieria nemica si ritira nello stesso giorno oltre il fiume Cesario.
Dal lo agosto al 5 agosto il comandante della brigata procede al graduale spostamento dei suoi reparti nella zona Arcevia-Piticchio. Intanto il nemico, es¬sendosi accorto che le colline circostanti la sua linea di ripiegamento vengono man mano occupate dai partigiani, si ritira da Arcevia nella notte dal 4 al 5 agosto.
E nuovamente, come a Montecarotto, la B. Maiella occupa immediatamente
la città e, sfruttando la passata esperienza, vi si organizza a difesa.
Nello stesso tempo un secondo gruppo della "Maiella" occupa M. Piticchio.


Ricognizione sul fiume Cesano
(14-19 agosto)
L'occupazione di Arcevia e Piticchio, ove confluiscono le principali vie di co¬municazione del settore sorvegliato da nord e da sud, ha notevolmente facilitato l'esecuzione del compito della B. Maiella per averla fornita di forti basi di partenza per l'attività verso il fiume Cesano, mentre il nemico non è più in grado di effet¬tuare continue sortite notturne sulla strada n. 76. Ad Arcevia il ten. Col. Lewicki organizza con volontari del luogo un nuovo plotone che entra a far parte orga¬nica della "Maiella" apportandovi una forza di 40 uomini, al comando del ten. La Marca. Il periodo dal 5 al 13 agosto trascorre in continui scontri di pattuglie e in reciproche sortite notturne. La "Maiella" consegue il risultato di impadronirsi della dorsale Caudino-Pantana e di prendere stretto contatto col nemico, che è piazzato sulla dorsale S. Pietro-Castellarino-Il Poggio, alla riva sud del fiume Cesano. L’artiglieria nemica dà segni evidenti di dispetto e rende ardua ogni attività diurna. In quest'epoca il nemico, cercando di profittare del notevole sparso di¬slocamento della B. Maiella, tentò più volte di liquidare singoli isolati plotoni. I tentativi furono resi inefficaci: molto utile appariva il cambio di posizioni dei plo¬toni all'inizio della notte applicato dalla B. Maiella. Naturalmente gli apposta¬menti di riserva venivano individuati nelle ore diurne. Valido aiuto viene prestato dalla locale popolazione, la quale fornisce volentieri guide, procura notizie su ogni movimento del nemico e lavora per la riattivazione delle strade. Il 13 ago¬sto i tedeschi, profittando del vento nord-ovest, fanno bruciare una notevole quantità di zolfo della miniera posta a sud di Pergola. Ma ciò era stato previsto ed i reparti della "Maiella", che si trovavano nella zona, ne furono avvertiti onde poter ritirarsi sulle colline circostanti Arcevia. Infatti l'azione nemica, ad ecce¬zione di pochi casi di leggere intossicazioni, non ha sortito l'effetto sperato; per contro il nemico, avendo nella notte il vento cambiato direzione, ha dovuto riti¬rarsi da Pergola. Durante questo periodo la B. Maiella ha dovuto lamentare con¬tinue, sebbene irrilevanti, perdite determinate principalmente dal fuoco delle artiglierie e dei mortai nemici. Esse tuttavia non influiscono sullo stato numerico della brigata, giacché i feriti leggeri restano per lo più nei loro plotoni oppure, se allontanatisi, vi ritornano dopo qualche giorno. Contemporaneamente giungono nuovi volontari dall'Abruzzo, per lo più giovani universitari spinti dall'ideale pa¬triottico e pieni di ardore per il lavoro e per il combattimento.

Sloggiamento del nemico dalla linea meridionale del fiume Cesano
(14-19 agosto)
Il 13 agosto il C.I.L. viene trasferito sulla linea di Fabriano, mentre il settore viene presidiato da un nuovo gruppo di cavalleria composto di tre reggimenti di ricognizione, nonché dal H.C.R. e dalla B. Maiella, tutti sotto il comando del generale Bohusz-Szyszko.
Primo compito affidato alla "Maiella" entro la nuova formazione fu quello di assumere una parte del settore fino allora tenuto dal C.I.L. (183° reggimento di fanteria) e di continuare la sorveglianza del proprio settore. Ciò ha nuova¬mente esteso il settore di competenza.
La sostituzione del C.I.L. con la "Maiella" si è effettuata con l'assunzione, da parte di un plotone della brigata di appena 40 uomini, del settore già affidato al 183° reggimento fanteria, appoggiato da un gruppo di artiglieria, ciò perché il reggimento non aveva avuto contatto diretto col nemico, essendo stata svolta attività di operazioni soltanto dalle opposte artiglierie.
Resosi edotto della nuova situazione, il comandante della Brigata lascia sulla direzione di Pergola una pattuglia di osservazione, mentre concentra il gruppo della "Maiella" nella direzione Piticchio-S.Lorenzo.
Il 14 agosto le formazioni della "Maiella" sloggiano dalla dorsale Loretello-¬S.Pietro le forze di copertura del nemico e prendono contatto col nemico for¬temente piazzato sulla dorsale Monte Secco-Mezzanotte, a sud del fiume Cesano. Contemporaneamente pattuglie della brigata giungono sul fiume ri¬conoscendone i passaggi ed individuando le posizioni nemiche sulla riva set¬tentrionale.
Correlativamente alla predisposta operazione del gruppo di cavalleria sul fiume Metauro, la "Maiella" riceve l'incarico di respingere il nemico nel proprio settore sulla riva nord del fiume, predisponendo i passaggi e le teste di ponte.
Per rendere possibile l'esecuzione di tale incarico, il ten. Col. Lewicki con¬centra ogni sforzo della brigata al fine di occupare la dorsale di Monte Secco, che costituisce il principale punto di resistenza nemica a sud del fiume. L'ope¬razione è condotta concentricamente da tre parti, ovest, sud ed est. Contem¬poraneamente pattuglie vengono appostate durante la notte dal 17 al 18 agosto a settentrione di Monte Secco, cosicché quando l'ultimo reparto nemico si ri¬tira dalla città, esso viene preso sotto il fuoco delle nostre mitragliatrici, su¬bendo notevoli perdite.
Già nello stesso giorno la zona a sud del fiume Cesano viene rastrellata, men¬tre pattuglie della "Maiella" inviate a nord riescono ad individuare le posizioni nemiche.
Malgrado il ripiegamento effettuato al di là del fiume, i tedeschi profittano dello sparso dislocamento della brigata nella zona e conducono attive ricogni¬zioni notturne al fine, secondo dichiarazioni rese da prigionieri catturati dalle pattuglie, di riconoscere l'entità delle nostre forze nel settore e soprattutto di constatare l'entità degli spostamenti sulle principali vie di comunicazione.
Una di tali pattuglie, utilizzando i servizi resi da un fascista del luogo, cerca di assaltare nella notte dal 19 al 20 agosto la sede del comando della B. Maiella nella città di Piticchio. Grazie all'efficiente vigilanza dell'apposito corpo di guar¬dia l'assalto viene sventato ed il nemico è costretto a ripiegare oltre il fiume con notevoli perdite in morti e feriti.

Copertura della linea dal fiume Cesano al fiume Metauro
(20-25 agosto)
Nei combattimenti per l'accesso al fiume Metauro, al gruppo della cavalle¬ria viene affidato il compito di inchiodare il nemico nel settore. La B. Maiella doveva limitarsi ad assicurare il passaggio dal fiume Cesano e successivamente a coprire l'ala sinistra (ad ovest) del gruppo cavalleria, occupando gradual¬mente Montalfoglio-Fratte Rosa e di qui poi operare su Isola di Fano-Monte Raggio.
Avendo già individuato i passaggi del fiume e le posizioni nemiche, la "Maiella" sin dall'alba del 21 agosto inizia due azioni: con un gruppo in direzione di S. Vito sul Cesano, con l'altro su Montalfoglio. Con quest'ultimo opera stret¬tamente uno squadrone del reggimento Ulani dei Carpazi. Il nemico oppone debole resistenza e circa alle ore 15 ambedue le località vengono occupate.
Il 22 agosto il reparto di Montalfoglio della "Maiella", senza incontrare seria opposizione nemica, occupa Fratte Rosa, mentre altro reparto che muove da S. Vito sul Cesano occupa Monte Vecchio; pattuglie della brigata raggiungono nella stessa giornata il fiume Metauro.
La giornata del 23 agosto, mentre si effettua l'avvicinamento al fiume degli altri reparti della "Maiella", viene impiegata nell'apprestamento della difesa di tutti i passaggi e nella sorveglianza del nuovo settore. Compito della "Maiella" continua ad essere quello di coprire l'ala occidentale del gruppo Cavalleria, ma dal 23 agosto essa assume l'incarico supplementare di riconoscere i passaggi del Metauro e di coprire l'avvicinamento del 5° Corpo britannico che doveva ese¬guire un attacco in grande stile.
Nei giorni dal 24 al 26 agosto, la "Maiella" conduce intensamente azioni ri¬cognitive dei passaggi del Metauro e dello schieramento difensivo del nemico a nord del fiume. Contemporaneamente la B. Maiella consegna il suo settore al 5° Corpo britannico, che il 26 agosto rimpiazza così il raggruppamento "Léw".
Già la sola circostanza che tutto l'intero Corpo britannico presidia il settore tenuto dalla "Maiella" sta a dimostrare che quest'ultima formazione, malgrado le scarse forze, è riuscita a riempire il vuoto abbastanza grave che si era creato fra lo schieramento delle forze alleate.
In questo periodo lo stato fisico delle truppe della "Maiella" era pessimo. Mentre i reparti regolari venivano cambiati sulla prima linea entro determinati brevi periodi non superiori ad una ventina di giorni, quelli della "Maiella" re¬stavano in azioni di linea senza venir cambiati anche per più di due mesi e ciò in condizioni fisiche molto difficili. L'estensione del settore da sorvegliare affi¬dato ad un esiguo numero di uomini faceva si che i singoli reparti della brigata fossero costretti ad operare a distanza di alcuni chilometri gli uni dagli altri senza collegamento tattico e tecnico. In caso di assalto nemico ciascuno di tali reparti doveva contare unicamente sulle proprie forze senza speranza di qual¬siasi aiuto. Conseguentemente tutti i reparti della "Maiella" dovevano stare in allarme, letteralmente tenere sempre le armi in mano, e ciò non solo per i re¬parti avanzati, ma anche per quelli di riserva e del comando. Questi ultimi, benché raggruppati nelle retrovie, erano egualmente esposti alle forti azioni di pattugliamento e di sortita del nemico a causa dei notevoli spazi vuoti fra i gruppi di prima linea.
Le sortite nemiche avevano luogo di continuo: il comando della brigata venne per ben due volte direttamente attaccato, una volta ad Arcevia nella notte dal 9 al 10 agosto e l'altra a Piticchio nei giorni 19 e 20 agosto. In più i tede¬schi eseguirono una serie di sortite su gruppi avanzati di partigiani.
In conseguenza di questo costante stato di allarme nonché dell'enorme sforzo fisico (la "Maiella" operò sempre sul terreno montuoso) gli uomini sono esau¬sti; la mancanza di sapone e di tempo per il bagno provoca a circa il 75% di essi delle irritazioni cutanee, molti hanno i piedi pieni di vesciche ed ulcerati. Il promesso riposo viene revocato all'ultimo momento e per ben due volte. Dopo l'arrivo al fiume Metauro il riposo sperato viene sostituito dall'ordine di trasferimento immediato sul settore marittimo per le ulteriori attività.
Tale circostanza provoca in un primo tempo un notevole declino del morale del soldato e finanche rimostranze per l'ingiustizia e lo sfruttamento cui sa¬rebbe stata fatto segno la brigata.
Tuttavia, allorché dopo qualche giorno la "Maiella" entra nuovamente in azione, gli umori e le doglianze cessano e tutti si dedicano al lavoro e al com¬battimento con ardore e spirito di sacrificio.
 



 


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