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Associazione Nazionale "Brigata Maiella"

MEDAGLIA D'ORO AL Valor Militare

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L’ASSOCIAZIONE BRIGATA MAIELLA SEZIONE DI SULMONA-VALLE PELIGNA INCONTRA L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI PRATOLA PELIGNA PDF Stampa E-mail
Sabato 07 Novembre 2015 16:41

Il 6 Novembre i rappresentanti dell’Associazione Brigata Maiella di Sulmona-Valle Peligna, nelle persone del Presidente Giuseppe Di Iorio e del segretario Vincenzo Pizzoferrato, si sono incontrati presso il Comune di Pratola Peligna con il Sindaco Antonio De Crescentiis e vice Sindaco Costantino Cianfagliore.

 

Nell’incontro sono stati definiti gli aspetti esecutivi e procedurali riguardanti il monumento alla Brigata Maiella da realizzare a Pratola e presentato qualche anno fa ai cittadini in occasione della mostra foto-documentaria e del convegno “LA BRIGATA MAIELLA E LA LIBERAZIONE”. L’Amministrazione ha preso formale impegno ad adottare entro tempi brevissimi due deliberazioni; con la prima sarà provveduto a intestare alla Brigata Maiella il giardino posto su Piazza Nazario Sauro, mentre con la seconda si provvederà all’approvazione del progetto del monumento da ubicare nello stesso giardino pubblico.

 

 

INTESTAZIONE DELLA VILLA COMUNALE DI PIAZZA NAZARIO SAURO ALLA BRIGATA MAIELLA E COSTRUZIONE DEL MONUMENTO

 

Il “Corpo Volontari della Maiella”, comunemente denominato Brigata Maiella, fu costituita a Casoli il 5 dicembre 1943 a seguito dell’aggregazione di alcune bande di partigiani che operavano nella zona dell’Alto Sangro-Aventino, tra i monti che coronano il massiccio della Maiella, in gran parte occupata dall’esercito tedesco.

Il personaggio più importante, che si identifica con la Brigata Maiella, fu l’avv. Ettore Troilo che, partito da Roma appena dopo l’8 settembre, era da poco rientrato nel suo paese di origine, Torricella Peligna, e viveva le preoccupazioni e i sacrifici dei cittadini che subivano l’occupazione. L’avvocato ebbe la grande intuizione di combattere i tedeschi con le truppe alleate e a tal fine si recò a Casoli, superando la Linea Gustav che attraversava il centro-sud dell’Italia e sulla quale le truppe tedesche avevano concentrato la loro imponente forza militare   per contrastare la risalita delle truppe alleate dal Sud e per bloccare la presa di Roma.

A Casoli Troilo con un nugolo di uomini coraggiosi prese gli opportuni contatti con i comandanti inglesi, verso i quali faceva opera di persuasione e di convinzione affinché riconoscessero la collaborazione che i volontari erano disposti a dare  con la partecipazione alle azioni di ricognizione  e di guerra.

Gli inglesi, inizialmente, mostrarono di non gradire l’offerta e, diffidenti e sprezzanti, non accettarono la proposta. Troilo non demorse e, con insistenza, provava a persuadere gli ufficiali inglesi della bontà della sua proposta; nell’opera di persuasione fu aiutato dal maggiore Lionel Wigram, soldato coraggioso ma anche uomo di cultura che amava l’Italia.

Wigram  perorò la causa verso i suoi superiori che, alla fine, autorizzarono la costituzione del Gruppo di Volontari.

Il Corpo ebbe, fin dall’inizio, alcune caratteristiche fondamentali, e cioè: doveva essere apolitico, repubblicano e aperto alla partecipazione di chiunque che, volontariamente, voleva servire l’Italia combattendo per riconquistare la democrazia e la libertà.

Numerose furono le azioni a cui parteciparono i “maiellini” nella valle del Sangro-Aventino fino alla liberazione di tutti i paesi della zona; basti ricordare le battaglie di Civitella Messer Raimondo, Pizzoferrato, Fallascoso e Lama dei Peligni.

Nella primavera del 1944 le azioni militari proseguirono fino alla completa liberazione dei territori dell’alto Sangro-Aventino avvenuta a maggio. A metà giugno anche Sulmona, Pratola, Popoli e altri centri Peligni  furono liberati.

La Brigata Maiella, dopo la sua ristrutturazione con l’ampliamento dell’organico avvenuto a Sulmona, proseguì l’azione militare con gli alleati, aggregata al Corpo di spedizione polacco, fino alla liberazione dell’Italia intera. L’aiutante di campo Travaglini, uomo dalle eccelse virtù, coadiuvato dai gruppi partigiani del Sulmonese, fece opera di proselitismo partecipando a incontri con i giovani della zona; una riunione si ebbe anche a Pratola.

La Valle Peligna rispose massicciamente all’appello, legandosi alla Brigata Maiella. Numerosi giovani, nel terzo trimestre del 1944 (in particolare a settembre) e poi in seguito, si arruolarono raggiungendo la Brigata nelle Marche e nelle altre zone operative.

La Brigata Maiella ebbe, quindi, nuova linfa proprio da Sulmona, Pratola, Popoli, Corfinio, Prezza e altri centri.

Alla fine, su circa 1.500 volontari provenienti dall’Abruzzo, Marche, Lazio ed altre regioni dell’Italia centrale,  il contributo della Valle Peligna è stato quantificato in 420 unità, di cui 150 di Sulmona, 108 di Pratola, 38 di Popoli, 33 di Corfinio  e 29 di Prezza.

 

I motivi che spinsero tanti giovani ad arruolarsi furono molteplici. Certamente vi furono motivazioni legate al grave momento che si viveva, pieno di stenti e di miseria; in alcuni c’era anche lo spirito di avventura, in altri il risentimento e l’odio verso i fascisti; in tutti, comunque, albergava il desiderio di libertà e di democrazia che l’Italia, bistrattata da tutti, alleati ed ex alleati, aveva ormai perso.

Enrico Puglielli, un pratolano arruolatosi a settembre 1944, scrive, nel suo libro “LA MIA GUERRA CON LA BRIGATA MAIELLA”, che fu spronato all’adesione “per sconfiggere l’arroganza e la prepotenza usate dalla Gestapo, dalla Feld Gendarmeria o dalla Wehrmacht nei confronti del popolo inerme”.

Proseguendo nel suo racconto, il Puglielli ricorda che “... un bel mattino, senza dire nulla ai miei familiari, con le scarpe sfondate e con i vestiti sdruciti, mi avventurai per raggiungere Recanati in provincia di Macerata, dove sostava la tanto decantata formazione dei Patrioti della Brigata Maiella”.

Così, come il Puglielli, tanti giovani di Pratola si arruolarono senza chiedere il benestare ai genitori, che seppero solo a fatto avvenuto. Il motivo di detto comportamento è facilmente intuibile.

A Pratola, come negli altri centri più piccoli della Valle Peligna, gli aderenti alla Brigata Maiella furono di diversa estrazione sociale; in maggior parte essi erano contadini, operai, artigiani e alcuni studenti.

La Brigata Maiella dopo la liberazione di Bologna, che sostanzialmente mise fine all’occupazione tedesca, fu sciolta con una partecipata e commossa cerimonia nella cittadina di Brisighella il 15 luglio 1945.

Brevemente si ritiene opportuno indicare  alcune peculiarità e caratteristiche che la Brigata Maiella ha avuto dalla sua costituzione rendendola unica nel panorama della Resistenza. In particolare:

1 - aveva avuto le radici nella Resistenza ma aveva sviluppato tutta la sua azione nella guerra di Liberazione. Con una citazione del Comandante Troilo la Brigata Maiella si distinse “per aver fatto la guerriglia del partigiano e la guerra del soldato”.

2 - i valori di LIBERTA’ e UNITA’ con l’aggiunta di REPUBBLICA, presi dagli ideali mazziniani così presenti in tanti patrioti e, in particolare, nel prezzano Gian Domenico Rosatone, portarono a definire i patrioti della Brigata Maiella come i “secondi garibaldini” che, con un percorso inverso, liberarono l’Italia dall’oppressore. Ciò è riconosciuto dal generale Wisniowski, comandante della 1° Brigata Fucilieri Carpati, che in una sua lettera afferma: “… i soldati della Brigata Maiella sono degni successori della tradizione dei loro padri che combatterono sul monte Grappa, al Piave e a Vittorio Veneto e dei loro antenati che lottarono per la libertà e la democrazia sotto il comando del grande Giuseppe Garibaldi…”.

3 - l’europeismo. I principi e gli ideali su cui si fondava l’azione della Brigata Maiella furono la pace, la libertà e la democrazia; ebbene non sono questi i valori su cui oggi si fonda l’Europa in cui da settanta’anni non avvengono guerre?

La liberazione dell’Italia avvenne anche ad opera di inglesi e polacchi. Questi ultimi, giovani di un paese allora lontano, erano partiti dalla Polonia, finiti in Siberia e poi liberati e portati a Theeran dove costituirono un Corpo d’Armata che fu aggregato all’8° Armata Britannica. Perché erano quì? Non a caso. Il loro motto era “per la vostra e la nostra libertà”. Ecco, c’era qui quella coscienza nuova che animava la nascente Europa: la consapevolezza che non c’è libertà per un popolo se il popolo vicinovive nell’oppressione; che la libertà di ognuno dipende dalla libertà di tutti.

Il Generale Mc. Greery, comandante dell'VIII armata britannica, rivolgendosi alla fine della guerra al gruppo “Patrioti della Maiella”, si esprimeva così: “Voi siete stati i pionieri di quel movimento partigiano italiano che tanto ha contribuito al successo della campagna d'Italia e grazie al quale potrà essere ricostruita la nuova Italia. Ora che tornate alle vostre case mantenete vivo quello spirito e quella purezza di intenti che avete dimostrato in guerra, nell'opera di ricostruzione del vostro Paese, di questo vostro Paese che ha tanto sofferto per le rovine e i lutti causatigli dal fascismo prima e dalla guerra poi. É questo lo spirito che farà dell'Italia ancora una volta un paese libero e democratico e le ridarà il posto che le spetta per la sua antica civiltà, nel quadro di quella nuova Europa per la quale tutti abbiamo combattuto e che tutti auspichiamo”.

4 - La dimensione morale che può definirsi l’elemento principale dell’azione della Brigata Maiella che riesce a far coesistere con chiarezza e semplicita’ l’etica della disciplina, la cultura della legalita’ e il recupero del senso dell’onore a fondamento dell’italianità senza alcuna esagerazione ed esaltazione dei propri meriti acquisiti con grande modestia e sacrifici.

I combattenti pratolani si distinsero per coraggio e abnegazione; essi manifestarono carattere e forza, tanto che erano rispettati, tenuti in grande considerazione e, persino, temuti dagli stessi polacchi.

In particolare emersero l’ardimento e la temerarietà di Gino Tedeschi, futuro avvocato, comandante della prima compagnia. Il suo valore rifulse in diverse azioni militari ma in particolare nella battaglia sul monte della Siepe nei pressi di Brisighella e sul fiume Sintria. Il nostro capitano non potè entrare a Bologna perché ferito a Conventino.

 

Nel contempo non si può non ricordare la figura del sergente Lorenzo Di Loreto, che, per la sua baldanza e audacia, divenne il beniamino del capitano della seconda compagnia, Mario Tradardi, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dell’Aquila, che aveva lasciato la sua numerosa famiglia per combattere nelle fila della Brigata Maiella. Il capitano Tradardi svolse importanti azioni militari con il solo aiuto del nostro Di Loreto. Ambedue i combattenti, purtroppo, restarono uccisi in combattimento.

 

Sarebbe troppo lungo descrivere le principali, numerose, azioni di guerra dei volontari pratolani.

Purtroppo gli eventi provocarono consistenti perdite umane nella Brigata Maiella. Alla fine delle azioni vi furono: 55 caduti, 151 feriti e 19 prigionieri.

Pratola ebbe 5 caduti:

- Saccoccia Giuseppe di anni 25, caduto il 22.11.1944 sul monte Castellaccio;

- Presutti Antonio di anni 21, caduto il 4.12.1944 a Brisighella;

- Presutti Vincenzo, di anni 27, caduto il 17.12.1944 sul monte Mauro;

- Di Loreto Lorenzo, sottufficiale, di anni 37, caduto il 20.12.1944 a Casa Faggio;

- Mastrogiuseppe Quintino, di anni 25, caduto il 31.1.1945 a Casa S.Martino (Senio).

 

I pratolani feriti furono:

- DI LORETO Quirino, il 21/12/1944 a Montelupo;

- DI CIOCCIO Nicola, il 20/1/1945;

- TEDESCHI Gino, il 18/4/1945 a Conventino sul fiume Senio

- DI BACCO Gino, il 20/5/1945 a Castel San Pietro

- ROSSI Giuseppe, il 28/7/1944 a Castelplanio

- DI LORETO Nicola, il 21/12/1944 a Monte della Volpe

- MASTRANGIOLI Mario, il 18/4/1945 a Conventino

 

Insieme ad altri patrioti, alcuni  pratolani ebbero medaglie e croci di guerra.

Furono decorati:

- di medaglia di bronzo sul campo, il ten. Gino Tedeschi e il patriota Gino Ramunno.

- di croce di guerra sul campo, i patrioti Giovanni Di Bacco, Osvaldo Gualtieri, Guido Saccoccia, Edoardo Puglielli, Giuseppe Rossi, Di Loreto Quirino.

 

Dopo lo scioglimento della Brigata, i patrioti pratolani mantennero i legami con il Comandante Troilo e con l’Associazione nazionale, costituita il 31 gennaio 1963, del cui Direttivo fu apprezzato e rispettato componente Antonio Di Cioccio.

 

 A quegli uomini, combattenti fieri e coraggiosi, umili e generosi, che affrontarono volontariamente situazioni rischiose per riportare la libertà e la democrazia in Italia, va tutta la riconoscenza della città di Pratola; ai cinque patrioti pratolani, che sacrificarono la vita, va il ricordo rispettoso, affettuoso e imperituro.

Pratola Peligna, novembre 2015.

Vincenzo Pizzoferrato

 

 

 

 

 

 


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