Festa dell’Associazione Brigata Maiella 5 agosto 2012 |
Un esiguo e composto gruppo di partecipanti ha preso parte alla cerimonia in onore del 50° anniversario della fondazione dell’Associazione nazionale ex-Patrioti della “Brigata Maiella” svoltasi domenica 5 agosto presso il Sacrario della Brigata. Il Sacrario, situato su uno sperone di roccia sovrastante il piccolo paese di Taranta Peligna (totalmente distrutto dai tedeschi nella ritirata del ’44) e da cui è possibile scorgere l’ingresso alla “dannunziana” Grotta del Cavallone, venne fortemente voluto dal comandante Troilo per onorare a perpetua memoria il sacrificio dei figli della “Maiella”.
Un lungo viale alberato, a cui si accede dalla porta “ciclopica” in pietra, costeggiato da un muretto in cui sono indicati in successione i nomi delle principali battaglie della “Brigata”, accompagna il visitatore al piccolo piazzale, dove sorge la dura ed austera stele commemorativa, affiancata dalla lunga asta alla cui sommità sventola maestosa la grande bandiera tricolore, dono del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, nella sua storica visita di dieci anni or sono. Dal piazzale si scende quindi una piccola rampa di scale e si accede al Sacrario stesso, costruito in uno stile semplice e sobrio, come le tante cappelle che sorgono nei nostri cimiteri.
Una volta al suo interno è difficile non commuoversi alla vista delle tante foto ed immagini, disposte sui due ripiani laterali del piccolo alterino centrale illuminato dalla luce forte ed intensa della vetrata retrostante. Sono testimonianze umili e genuine, foto ed immagini diverse, alcune ormai vecchie, altre in bianco e nero, altre ancora a colori. Foto che appunto testimonianoi “volti” di coloro che hanno preso parte all’epopea della “Brigata”, chi morendo giovanissimo, chi invece lasciando moglie e figli, chi infinepur morendo in tarda età ha deciso comunque di tornare in quei luoghi dove tutto ebbe inizio, lasciandosi abbracciare dal sacro e solenne silenzio della vallata, su cui soffia perennemente il vento fresco della “Montagna Madre”.
Silvio Cappelli
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