Ennio Pantaleo: a 14 anni nella “Maiella” per la Patria e per mio padre |
SULMONA - “Dopo l’armistizio di guerra dell’8 settembre 1943, a Sulmona, dal locale campo di prigionia 78 cominciarono le evasioni dei primi prigionieri alleati: i miei nonni avevano casa proprio nella frazione di Fonte d’Amore, sede del campo. Io mi accorsi di alcuni degli evasi che si nascondevano nelle campagne, denutriti, spaesati. Ero un ragazzino e senza realizzare i pericoli a cui esponevo me e la mia famiglia, ne portai tre di loro in casa. Il poco cibo che c’era per noi lo dividemmo con loro e poi, grazie anche alla collaborazione di altre due famiglie sulmonesi, li ospitammo in segreto per più di 100 giorni”. Con queste parole il sulmonese Ennio Pantaleo, il più giovane patriota della Brigata Maiella, ha esordito lo scorso 1 aprile 2011, in occasione della presentazione della seconda edizione del suo libro “Avevo solo quattordici anni” (IRES Abruzzo,2010) nel ricordare gli antefatti che lo portarono ad arruolarsi giovanissimo nella Banda di Ettore Troilo.
Il libro di Pantaleo, già edito nel 2007 dall’allora Amministrazione Provinciale dell’Aquila, è stato ripresentato a Sulmona nell’auditorium dell’Agenzia di Promozione Culturale su iniziativa del sindacato pensionati SPI-CGIL, in occasione dei 150° dell’Unità d’Italia e in omaggio ai “garibaldini” della Brigata Maiella. Alla presenza dell’Autore, l’incontro è stato presieduto da Giovanna Zippilli (SPI-CGIL Abruzzo), con gli interventi di saluto di Carlo Cocco (SPI-CGIL Sulmona), Antonio D’Orazio (direttore IRES Abruzzo) e Giuseppe Di Iorio (presidente sezione “Sulmona e Valle Peligna dell’Ass.ne Naz.le Brigata Maiella). L’introduzione storica al volume è stata resa dal prof. Ezio Pelino mentre le conclusioni affidate a Alba Orti (SPI-CGIL nazionale). “Mio padre era un ferroviere socialista e durante gli anni del fascismo a Sulmona pagava la sua avversione al regime con discriminazioni che riguardavano anche noi altri della famiglia. Quando Sulmona fu liberata nella tarda primavera del 1944, e la guerra terminava in Abruzzo, per me la gioia fu solo momentanea: mio padre morì in agosto per le conseguenze di turni di lavoro massacranti cui era stato ripetutamente costretto dai fascisti. Avevo solo quattordici anni, diventavo improvvisamente il maschio a capo della famiglia, dentro di me c’erano rabbia e voglia di vendicare mio padre: così mi arruolai nella “Maiella” che proseguiva la sua guerra liberatrice oltre i confini dell’Abruzzo”. Dal desiderio di vendetta personale alla scoperta dell’amore per la Patria che animava i suoi commilitoni ai quali, per un breve periodo, Ennio riuscì anche a celare la sua giovanissima età (ai minorenni non era consentito l’arruolamento). Poi l’incontro con il comandante Ettore Troilo, gli incarichi presso diversi fronti di battaglia e presso il Comando della Maiella, la paura e il dolore della guerra, ma anche il ricordo commosso del sorriso e del coraggio di altri giovani e giovanissimi “maiellini” caduti in battaglia come il concittadino Oscar Fuà. “Rifarei tutto” ha concluso Pantaleo, con l’orgoglio di chi ha scelto di lottare a quattordici anni per un’Italia libera e democratica.
Devis Di Cioccio – Ufficio Stampa Sezione SVP Ass.ne Naz.le Brigata Maiella |